La musa della notte
Resina,legno
Dimensione scultura 50cmx 50cm x h 120cm
anno 2022
I poeti lavorano di notte
(Alda Merini)
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
La poesia è contenuta nella sezione Poesie nuove della raccolta Destinati a morire, la prima ad essere pubblicata, nel 1980, dopo il lungo silenzio a cui la costrinse la prima fase della malattia. Fu l'editore toscano Antonio Lalli a pubblicare la raccolta, in un periodo in cui la Merini ebbe molte difficoltà a trovare editori disposti a pubblicare le sue poesie. Tema centrale è la riflessione sul lavoro del poeta e sull'importanza del ruolo che questi riveste nella società civile.
Si può associare Filomela e Procne alla poesia di Alda Merini perché la loro storia mitologica è profondamente legata al tema dell'espressione artistica attraverso il dolore e il silenzio. Filomela, nella mitologia greca, è una figura che perde la voce ma riesce comunque a comunicare la sua sofferenza e la verità attraverso la tessitura, trasformando un atto silenzioso in un potente mezzo di espressione. Allo stesso modo, i poeti che lavorano di notte, come descrive Merini, operano in un ambiente di silenzio e oscurità, trasmutando queste condizioni in un linguaggio poetico elevato e sublime. La notte diventa un tempo in cui le parole tessute in versi riescono a parlare, anche senza suoni, comunicando emozioni e verità profonde. L'accostamento di Filomela e Procne alla poesia notturna di Merini sottolinea il potere trasformativo della creatività artistica: come Filomela trasforma il suo dolore in un racconto tessuto, i poeti trasformano la quiete della notte in poesie che risuonano di ricercata espressività e intensità emotiva.
“La Musa della notte”, di Arianna Lion sorride ed è un sorriso dolce, sognante, di chi è
immerso in una dimensione conosciuta, rasserenante. Anche gli occhi chiusi
sorridono sereni, quasi paghi di una consapevolezza riconquistata nella purezza
dell’infanzia, dove i sogni diventano, talvolta, realtà magica e perfetta.
Non c’è, qui, sofferenza o timore dell’ignoto; la forma dei capelli e delle spalle in
quest’opera sono semicerchi che si allontanano, forse immagine di mondi immersi in
uno spazio infinito e proiettato nel mistero dell’universo.
E lì inizia il viaggio, onirico, fatto di libri, di parole, di emozioni, alla riscoperta o
scoperta di sé per riconoscersi scintilla di luce viva pur nell’oscurità della notte.
M.Fausta Pansera